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In questo lavoro
di tesi ho cercato di interpretare il famoso libro di Sadi Carnot, il
quale ha fondato gran parte della moderna termodinamica, nonostante egli
si basasse (e lo dichiarasse: FDN 61, 62) sulla erronea concezione della
conservazione del calorico, non conoscesse la esatta legge delle trasformazioni
adiabatiche e non sapesse nemmeno concludere il suo calcolo per ricavare
l'espressione matematica del rendimento di una macchina termica (§
1.3).
Nel capitolo primo ho indicato che all'interpretazione di questo testo
hanno lavorato, da oltre un secolo, scienziati come Ostwald (Ostwald)
e storici illustri come Gillispie (Gillispie), senza riuscire a spiegare
il tipo di presentazione, la strategia di ricerca e la modernità
dei risultati ottenuti da Carnot.
Nel capitolo secondo ho riportato i contributi che apparivano più
importanti alla comprensione di questi problemi.
Dal canto mio ho seguito l'ipotesi interpretativa secondo cui l'atteggiamento
scientifico di Sadi dipende da quello del padre Lazare. Questa ipotesi
è stata proposta da Koenig (Koenig) e Scott (Scott); ed è
stata articolata su una dozzina di punti da Gillispie (§ 1.4).
In questo lavoro di tesi ho ripreso questa ipotesi sviluppandola ampiamente
aggiungendovi la concezione della teoria scientifica del padre Lazare
che mi porterà ad utilizzare due metodi di indagine, uno di logica
e uno di matematica. Tale concezione fonda una teoria su un problema universale
risolto secondo il metodo sintetico; i principi metodologici, per costruire
la teoria, sono enunciati con frasi doppiamente negate (FDN) appartenenti
alla logica non classica. In altri termini, Lazare Carnot compie una scelta
teorica ben precisa: di lavorare nell'ambito della logica non classica.
Questa risulta essere anche la grande novità intellettuale della
teoria di Sadi. Essa, sin dall'inizio dell'esposizione si qualifica come
una teoria OP dichiarando il suo problema: la esistenza o no di un limite
superiore alle trasformazioni del calore in lavoro, e quale esso sia.
Nel capitolo terzo, ho esaminato la prima parte delle Réflexions
(pp. 1-112) al fine di trovare FDN, tipiche della logica non classica;
ne ho trovate ben 63 (§ 3.3). Questo grande numero di FDN è
un risultato straordinario. Soprattutto occorre notare che esse risultano
sufficienti per dare tutto il filo argomentativo del libro di Sadi (§
3.6). E questo è un risultato unico per un libro di Fisica e tra
i libri originali di Fisica (benchè preceduto da alcune analisi
parziali di Drago).
Inoltre ho ottenuto che anche lo stesso sviluppo della teoria è
rappresentabile con gruppi di FDN (§ 3.11).
Questo tipo di analisi è del tutto inedito per un'opera di Fisica;
esso permette di sottolineare quanto l'autore presuppone nella sua esposizione,
anche implicitamente; e quindi rivela le sue ipotesi fondamentali al di
là della sua esposizione. Il risultato di questa mia indagine è
stato che Sadi ha avuto cinque principi metodologici (§ 3.14) per
la sua teoria OP.
Dei cinque principi, due (FDN 9, 39) sono sul rapporto fisica-matematica.
Occorre notare due fatti. Di solito questi due principi sono ignorati
dagli storici; contrariamente alle aspettative, le FDN non suggeriscono
nulla sul problema che ha appassionato molti studiosi, da Ostwald in poi:
perché Sadi usa due parole per dire calore (calorique e chaleur)?
Inoltre lo studio delle FDN ha mostrato che tutta la prima parte del libro
di Sadi è finalizzata alla risoluzione di un problema basilare
di fisica matematica: a partire da dati empirici, studiare se la funzione
efficienza sia formalizzabile matematicamente, cioè come una funzione
matematica di una macchina termica che dipende da alcune variabili fondamentali:
Q, t, P, V (§ 3.18). Nulla del campo termico studiato da Sadi Carnot
assicura ciò.
Nel capitolo quarto esamino il libro di Carnot sotto il profilo della
matematica. Per prima cosa noto tutti i punti di aderenza di tipo matematico
tra le teorie dei due Carnot (§ 4.4). Qualifico la loro matematica
come "semplice", (§§ 4.4 e 4.5) perché non
fa uso di equazioni differenziali (§§ 4.1 e 4.3) ed è
operativa (IP); queste caratteristiche qualificano la matematica delle
teorie dei due Carnot come la moderna matematica costruttiva. Di fatto
il concetto fondamentale di Sadi Carnot, la reversibilità (§
4.8), risulta ben definito solo in questa matematica.
Sadi inoltre riprende dal padre il concetto di stato del sistema giungendo
a dare la usuale equazione di stato dei gas perfetti (§ 4.6); e ragionando
poi il più possibile con funzioni di stato, al punto di usare il
ciclo di trasformazioni come sua tecnica argomentativa.
In realtà ciò gli è possibile in quanto la sua teoria
ha un carattere universale che sfrutta non l'analisi infinitesimale, ma
la sua idea geniale: il metodo sintetico innovato da Lazare Carnot e da
questi utilizzato per rifondare l'analisi, la geometria e la meccanica
(§ 4.5 e § 4.9)). Cioè l'uso del ciclo garantisce l'applicazione
del metodo sintetico alle trasformazioni termiche come strumento di ragionamento,
che risulta molto potente perché esso è uno strumento tipo
meta-teorico. È soprattutto su questo punto che il mio lavoro si
distacca dalla precedente interpretazione di Drago (§ 4.1) che si
basava piuttosto sulla matematica costruttiva.
Nel mio lavoro il metodo sintetico dà spiegazione dei vecchi (e
irrisolti) problemi di come Sadi riuscì a chiudere il suo ciclo
(§ 3.17); del suo "sopprimere l'adiabatica" nel ciclo;
della nota matematica in cui Sadi calcola il rendimento su un ciclo senza
considerare le adiabatiche. Inoltre ho ottenuto una stringente analogia
tra l'argomentazione di Sadi Carnot e il principio dei lavori virtuali
in meccanica. Essa va ben al di là di quella comunemente citata
della caduta d'acqua su una ruota a palette.
Alla luce del metodo sintetico già studiato nel capitolo terzo
(§§ 3.16 e 3.17) ho poi valutato (§ 4.12) i contributi
di Reech (§ 2.2), Broensted (§ 2.3), Hoyer (§ 2.4), Lervig
(§ 2.5), Schmid e Fuchs (§§ 2.6 e 2.7). Il contributo più
antico, è quello di Reech (§ 2.2), fondato sul solo uso del
ciclo, che esprime proprio il modo di ragionare per cicli di Carnot.
Reech ottiene un risultato molto importante: una formula matematica che
può originare o la teoria del calorico o la moderna teoria del
calore. Quindi egli risolse il problema della sua teoria (OP, come quella
di Carnot) indipendentemente dalla natura del calore; il che è
un risultato molto importante, se si pensa al fatto che Sadi alla fine
della prima parte del suo libro, dubita della teoria del calorico (FDN
61 e 62).
Il contributo di Broensted, benchè pretende di rifarsi all'atteggiamento
intellettuale di Sadi, ponendo come grandezze primarie il lavoro e l'entropia,
posta come l'analoga del calorico, risulta essere opposto al metodo sintetico
e quindi diventa poco illuminante per chiarire l'atteggiamento scientifico
di Sadi.
Quello di Hoyer (§ 2.4) invece è molto rilevante. Egli mostra,
sempre con l'uso del di cicli (che di fatto applicano il metodo sintetico),
che la teoria del calorico di Sadi e la teoria moderna coincidono sui
processi infinitesimi, cioè per (secondo due diverse maniere di
approssimazioni). Ciò suggerisce che l'applicazione del metodo
sintetico, per , rende i calcoli indipendenti dalla particolare natura
intima del calore.
Il lavoro di Lervig risulta essere un tentativo interessante per chiarire
i principi di Carnot; ma egli li riduce da almeno quattro (come questa
tesi ha dimostrato, § 3.14) a due soli; per di più li considera
anche in maniera OA invece che OP. Pertanto ho riformulato il confronto
tra i principi di Sadi Carnot e quelli moderni nella Tab. 3.14.6.
I lavori di Schmid e di Fuchs (§§ 2.6 e 2.7), che pretendono
di rinnovare la teoria del calorico e quindi l'originalità e l'originaria
teoria di Sadi Carnot identificando il più possibile l'entropia
con un fluido (e quindi con il calorico), risultano essenzialmente basati
sulla conservazione dell'energia, cioè basati sul primo principio
della termodinamica moderna; il che è estraneo al pensiero scientifico
di Sadi. Pertanto le loro teorie non illuminano il modo di ragionare di
Carnot.
Con questi risultati concludo che la nascita della termodinamica in Sadi
è dovuta soprattutto all'atteggiamento scientifico del padre Lazare,
non solo per una serie di comuni concetti fondamentali (lavoro, stato,
sistema globale, ecc
), ma anche per varie scelte fondazionali comuni
(organizzazione problematica e matematica sempre operativa) e soprattutto
per l'uso del metodo sintetico. Quest'ultimo portava a ragionare in modo
inconsueto, non tanto per i concetti nuovi (per quei tempi) che emergevano,
quanto per la logica non classica, includente FDN, che era diversa da
quella usuale nella tradizione scientifica.
Ritengo che questa mia innovativa interpretazione della teoria di Sadi
Carnot fornisce una nuova luce sulla sua originale termodinamica: essa
non è una teoria senza matematica (avanzata), ma innanzitutto è
una teoria sulle condizioni preliminari necessarie alla introduzione della
matematica in un campo di fenomeni così sfuggenti e poco noti come
quelli del calore. In effetti il linguaggio arcaico e svalutazione che
i calcoli infinitesimali dei prestigiosi Laplace e Lagrange davano alla
matematica semplice di Sadi più la connotazione anche tecnica delle
sue argomentazioni, resero il suo ragionare non facile agli scienziati
del suo tempo e ostacolarono la piena comprensione del testo delle Réflexions.
Allora non c'è più da meravigliarsi se gli amici di Sadi
(Robelin, Clapéyron, Chasles) apertamente commentarono di non essere
in grado di comprendere la sua opera, affermando che essa era troppo difficile,
nonostante la sua matematica fosse elementare.
Soltanto una radicale trasformazione del libro, eseguita più tardi
da Clapéyron (1834), fu accettata con ritardo da alcuni scienziati
come Kelvin e Clausius.
A questo punto si possono formulare tre ipotesi storiche sulla nascita
delle Réflexions (1824).
La prima riguarda il fatto che Sadi Carnot sviluppò il lavoro sulle
macchine termiche in un tempo incredibilmente breve: poco più di
tre anni. È invece ragionevole supporre che il padre Lazare, già
impegnato sulla teoria delle macchine meccaniche concepì l'ambizioso
progetto di rendere universale la sua teoria sulle macchine meccaniche
estendendola a quelle termiche; e abbia scritto una bozza di lavoro. Cosicchè
Sadi fornì un seguito al lavoro del padre, di portata straordinaria.
Passiamo alla seconda.
Lazare forse assistette nel 1799 alle esperienze sulla pila (che comporta
un circuito elettrico) che Alessandro Volta (1745-1827) presentò
alla corte di Napoleone; è ipotizzabile che qui Lazare avrebbe
potuto avere (solo) l'idea di ciclo per le macchine termiche (e poi trasferire
l'informazione al figlio).
La terza ipotesi riguarda il fatto che a Parigi, alla morte di Lazare
nel 1822, non ci fu nessuna celebrazione per un così grande uomo
di scienza e di politica.
Qui voglio ricordare che nell'Accademia delle Scienze, Lazare Carnot fu
commemorato da Chasles solo quindici anni dopo (1837) la sua morte e in
un modo molto prudente, al fine di non ledere la suscettibilità
degli avversari politici di Lazare. Allora è ipotizzabile che nel
1822 Sadi, il quale era senza dubbio una persona ben introdotta nel mondo
della scienza e delle tecnologie, alla notizia della morte del padre a
Magdeburgo, gli volle rendere omaggio riprendendo una teoria abbozzata
dal padre circa dieci o quindici anni prima, quando Lazare come accademico
dell'Istituto di Francia esaminava i progetti di macchine termiche.
In questo periodo il dominio del reazionario Laplace sull'Accademia francese
era terminato. Sin dal gennaio 1823 Fourier era stato eletto, in accordo
con gli scienziati progressisti, segretario permanente. È probabile
che per questa novità, Sadi Carnot potè sperare che l'Accademia
delle Scienze fosse finalmente obbligata a dare, anche se indirettamente,
un omaggio a suo padre, Lazare.
Quindi possiamo supporre che Sadi fosse spinto da motivazioni "solo
pubblicamente scientifiche", ma che invece, egli volesse soprattutto
rendere omaggio al padre, seguendone le orme nel costruire una teoria
scientifica che utilizzasse un linguaggio matematico semplice.
Queste ipotesi, spiegherebbero anche il fatto che il libro fu un'opera
scritta frettolosamente - nonostante non risulti che Sadi avesse alcuna
particolare scadenza - come mostrano le molte correzioni (Carnot S. 1978)
del manoscritto delle Réflexions fatte all'ultimo momento, inclusa
quella del titolo.
Occorre notare che il libro fu presentato da Girard, che era un grande
ammiratore di Lazare Carnot. Ma non c'è nessuna prova che Girard
contribuì alla stesura delle Réflexions, o dopo la presentazione
all'Accademia delle Scienze, alla sua distribuzione. Dobbiamo concludere
che Girard non lesse attentamente il libro o non volle essere coinvolto
più in questa iniziativa di Sadi.
Ciò darebbe ragione della fuggevole presentazione delle Réflexions
all'Accademia delle Scienze.
Gli accademici, ben coinvolti nella politica, forse capirono che Sadi
era un semplice outsider che pretendeva di "contrabbandare"
un omaggio al padre Lazare, il quale durante la Restaurazione dei Borboni
era stato espulso dalla Francia con l'accusa di essere stato il "regicida"
di Luigi XVI (per essere stato decisivo nella votazione fatale). Questa
ipotesi spiegherebbe la mancanza di alcuna reazione pubblica all'uscita
del libro.
Infine ritengo che l'opera di Sadi Carnot può diventare un testo
di grande valenza didattica, poiché essa è motivata socialmente
(Introduzione), in gran parte è conforme ai dettami della nuova
termodinamica. È impostata su un problema di grande interesse:
il massimo rendimento di una macchina termica. Soprattutto si confronta
con l'esperienza, facendo continuo riferimento alle macchine termiche
reali; usa una matematica semplice e un metodo di ragionamento semplice
e suggestivo, benchè di tipo non classico.
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