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La
termodinamica di S. Carnot: una nuova interpretazione basata su logica
e matematica
Raffaele Pisano Tesi
di Laurea in Fisica, Facoltà MM. FF. NN. Introduzione
alla tesi |
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Posizione del problema In questa tesi mi
propongo di interpretare la nascita della termodinamica, avvenuta con
l’esposizione che Sadi Carnot (1797-1832) ne fa nel suo libro Réflexion
sur la Puissance Motrice du Feu (Carnot S. 1978). Questo episodio è avvolto
da molta oscurità, perché Carnot non era uno scienziato di professione,
ma si occupò dell’argomento per pochi anni. Inoltre l’opera fu recensita
dall’Accademia delle Scienze, ma poi fu ignorata da quasi tutti per venticinque
anni. Gli amici di Sadi (pur allievi della Scuola Politecnica di Parigi)
affermarono che era un’opera “difficile”. In effetti essa contiene novità
sorprendenti: l’idea di ciclo, un limite all’efficienza delle macchine
termiche, un teorema dimostrato per assurdo, nuove leggi dei gas. Ma ancor
più difficile è interpretarla, perchésorprendentemente S. Carnotottenne
risultati esatti (quasi tutti) pur basandosi su una concezione errata
del calore (teoria del calorico); di cui però dichiarò, alla fine del
suo libro, che ne dubitava. Benchè nel 1978 sia stata edita una accuratissima
edizione critica delle Réflexions (Carnot S. 1978), gli storici non hanno
ancora compreso quale era la concezione teorica che faceva da base allo
studio di Sadi Carnot. Recentemente (1997) due studiosi, Carazza e Guidetti
(Carazza – Guidetti, pp. 114-115) hanno così commentato: “Nello sviluppo
della termodinamica, gli esempi di ragionamenti del tipo di quello offerto
da Carnot abbondano a proposito delle varie versioni del secondo principio,
ma si osservi che alla fine essi contribuiscono a rendere confusa, a chi
ne osservi lo sviluppo, questa disciplina e, a quanto pare, poco chiara
più tardi la sua esposizione. In qualche modo questo ramo è viziato da
un peccato originale che risale allo stesso Carnot, il quale, probabilmente
per essere inteso dai tecnici cui soprattutto dovevano interessare le
sue riflessioni, espone le proprie idee a parole, senza dar loro un’adeguata
veste matematica. La matematica che egli utilizza si riduce quasi del
tutto a relazioni numeriche, e questo rende piuttosto precario intendere
le sue affermazioni, sia alla luce della teoria della teoria del calorico,
sia, a posteriori, nei termini dell’usuale termodinamica. Il punto di
partenza del lavoro interpretativo di questa tesi è il fatto che il padre
del fondatore della termodinamica, Lazare Nicolas Marguerite Carnot (1752-1822)
ha formulato una teoria meccanica che costituisce una vera e propria alternativa
a quella di Newton (1642-1727), proprio nella direzione che aveva indicato
Leibniz (1646-1717) nel suo progetto di “Riforma” della dinamica. Nell’Essai
(Carnot L. 1782), Lazare sottolinea il suo pensiero fondamentale: la meccanica
è la scienza delle macchine; non però di una macchina alla volta, ma è
la scienza delle macchine considerate nella massima generalità, cioè per
quello che tutte hanno in comune. Anche la sua definizione di macchina
chiarisce questa generalità: essa è tutto ciò che trasmette movimento;
e poiché per egli lo “spazio è pieno”, allora niente è al di fuori della
sua teoria delle macchine; che perciò è definita come “la scienza della
comunicazione dei movimenti”.Nel secondo libro, Principes (Carnot L. 1803),
Lazare amplia l’ Essairiorganizzando la teoria in maniera deduttiva; una
lunga prima parte è dedicata alle definizioni e alla illustrazione di
ben sette ipotesi fondamentali, che costituiscono quantomeno una precisazione
magistrale dei principi di Newton. Molto importante per noi è il fatto
che sin dall’Essai, Lazare introduce uno strumento di calcolo matematico
sostitutivo delle equazioni differenziali; esso è basato sul concetto
di moto geometrico un moto assegnato ad un sistema di corpi è geometrico
se è tale che sia possibile anche il movimento opposto” (§ 4.9). L’introduzione
di questo concetto, insieme con la quarta e settima ipotesi (Drago 1991),
permette a Lazare di stabilire la seconda equazione fondamentale (§ 4.9),
che costituisce insieme alla prima equazione il punto cruciale della sua
teoria.Con esse L. Carnot ottiene gli invarianti del moto (conservazione
dell’energia, della quantità di moto e del momento della quantità di moto)
con una sua tecnica originale matematica di simmetria, (indipendente dal
teorema di Noether, venuto 130 anni dopo). Tutto quanto dipende dall’applicazione
di un nuovo metodo: l’antico metodo sintetico rinnovato da Lazare Carnot
al fine di saper interpretare e ripetere l’analisi infinitesimale in una
nuova matematica. Lazare Carnot si caratterizza, nella storia della meccanica,
come colui che ha costituito una congiunzione feconda tra metodologia
e teoria, tra teoria e tecnica; cosa analoga sembra fare, poco dopo, suo
figlio Sadi con lo studio delle macchine termiche; questo punto suggerisce
sotto quale influenza culturale Sadi potè formulare la termodinamica,
che chiaramente non ebbe nulla da imparare dalla teoria di Newton. Per
presentare sinteticamente la novità (dei concetti fondanti) della teoria
scientifica di Lazare, ecco una tabella nella quale Drago (Drago 1991)
riassume le differenze concettuali cruciali delle teorie di Isaac Newton,
Lazare Carnot e Sadi Carnot: I.1Sintesi dei concetti base delle teorie
scientifiche di Newton, L. Carnot e S. Carnot
Già un illustre storico
(Gillispie, cap. IV D) ha suggerito intuitivamente che la termodinamica
è nata come filiazione dalla meccanica di Lazare Carnot. La tabella
precedente supporta quanto Gillispie
ha messo in rilievo ed è stato già sopra indicato: che la termodinamica
di Sadi Carnot è una filiazione della meccanica del padre. Però questa
“filiazione scientifica” non si estende alla loro modalità di argomentare
i loro risultati, benché esse siano ambedue altamente originali: la
tecnica delle simmetrie in Lazare e il concetto di ciclo in Sadi. In altri termini, la
termodinamica di Sadi non è fondata sulle simmetrie della teoria del
padre (e neanche sulle equazioni differenziali della meccanica di Newton),
ma su inediti ragionamenti mediante un concetto nuovo, il ciclo. Siccome
il ciclo è stato per la termodinamica fino al 1908, data della scoperta
del terzo principio della termodinamica, la tecnica di argomentazione
più importante, allora è lecita la domanda:
ü
È il ciclo una forma primordiale, materializzata,
della tecnica matematica delle simmetrie?
ü
O più in generale, è il ciclo in Sadi Carnot
l’applicazione di quel generale metodo sintetico che Lazare aveva applicato
alla meccanica ottenendo le simmetrie?
Alle stesse domande precedenti si giunge sulla
base di altri due risultati. In effetti esiste un
autore, H. Callen, che nel 1974 (Callen 1974) ha scritto un articolo
in cui dimostra la tesi espressa dal titolo stesso dell’articolo: La termodinamica come scienza delle simmetrie. Quindi nella fisica
teorica la termodinamica moderna è sicuramente legata alle simmetrie.
Ma Callen si riferisce alla termodinamica moderna e non a quella originaria
di Sadi Carnot, che è fondata su una ipotesi cruciale: la conservazione
del calorico, poi storicamente abbandonata. Inoltre Callen considera
la termodinamica com’è interpretata dalla (moderna) meccanica statistica;
egli parte dalla formulazione della meccanica data da Lagrange (1738-1816),
la quale non ha una relazione semplice con la termodinamica classica,
ed infine, giunge a considerare anche le simmetrie non classiche, oltre
quelle spaziali considerate di Lazare Carnot. Quindi bisogna tener conto
che questo risultato è stato ottenuto in una maniera che non è riferibile
alla termodinamica di Sadi Carnot. Inoltre un altro autore,
O. A. Barut (Barut), ha fatto
osservare che in gran parte delle teorie della storia della fisica le
equazioni differenziali e le simmetrie sono due tecniche in sostanziale
opposizione: raramente una teoria usa ambedue; normalmente, in una particolare
teoria matematica una tecnica esclude l’altra. Drago (Drago 1991) ha
caratterizzato questa diversità in ogni teoria fisica classica con due
scelte fondamentali (sull’infinito e sulla organizzazione della teoria);
e ha mostrato che tutte le teorie classiche che scelgono l’infinito
potenziale (IP
[2]
) e l’organizzazione basata su un problema cruciale
(OP) sono fondate sulla tecnica non delle equazioni differenziali, ma
delle simmetrie. In particolare la meccanica di Lazare Carnot ha le
stesse scelte suddette e usa le simmetrie. D’altronde Lazare ha teorizzato
che una teoria scientifica può essere organizzata o in una maniera “razionale”
(OA) o in una maniera “empirica” (OP); e che la matematica può essere
concepita come costituita da “esseri di ragione” (IA) o essere derivata
dalle nostre esperienze, cioè essere operativa (IP). Anche la termodinamica
moderna, che compie delle scelte, di cui una sola è diversa da quelle
della meccanica newtoniana, (organizzazione solo deduttiva, OA e infinito
in atto, IA, degli infinitesimi) ha, sorprendentemente, la tecnica matematica
delle simmetrie (Callen: anche se si deve riconoscere che esse non sono
quelle classiche). Ma ancor più sorprendente è il fatto che la termodinamica
di Sadi Carnot, che compie le stesse scelte teoriche della meccanica
di Lazare Carnot (e del tutto opposte a quelle di Newton) non sembra
avere simmetrie; ha invece il ciclo.
I.2 Correlazione
tra la fondazione con le simmetrie e le scelte fondamentali delle teorie
fisiche classiche
Legenda: IP: infinito potenziale; IA: infinito in atto; OP: organizzazione problematica; OA: organizzazione
aristotelica.
Allora in questo
lavoro di tesi studierò tutto ciò che può essere utile a rispondere
alle domande suddette dal punto di vista storico. In particolare, al fine di interpretare la teoria termodinamica
di Sadi Carnot assumerò, come basilare, l’atteggiamento scientifico di Lazare Carnot, cioè assumerò la sua
concezione di una alternativa sull’organizzazione di una teoria (o “razionale”
cioè OA, o empirica cioè OP), di una alternativa sulla matematica (o
operativa di tipo IP, cioè senza l’infinito in atto, o viceversa) ed
inoltre assumerò il suo metodo sintetico. Sotto questa luce rivisiterò
il libro di S. Carnot e gli studi storici già compiuti sulla termodinamica
originaria. Se alla fine, la mia interpretazione stabilisse un collegamento
di questo genere, avrei un legame più forte tra le teorie dei due Carnot
e forse avrei una nuova interpretazione dell’opera di Sadi Carnot. In questo lavoro di tesi seguirò
il seguente iter.
Nel capitolo
primo riassumerò sinteticamente l’opera di Carnot e le interpretazioni
fino ad ora offerte dagli storici sulla nascita della termodinamica
di Sadi. Nel secondo capitolo
esaminerò gli studi interpretativi della teoria di Carnot e quelli sulla
termodinamica moderna che appaiono più utili al lavoro interpretativo
successivo. Nel terzo capitolo studierò rigorosamente il testo di S.
Carnot secondo una tecnica di analisi basata sulla logica e che dipende
dalla scelta di una organizzazione basata su un problema. Ciò indirizzerà
l’attenzione sui punti chiave della costruzione della termodinamica
di Sadi Carnot, anche per la parte matematica. Questa matematica
che è molto ridotta e che si restringe all’IP sarà l’argomento su cui
lavorerò nel capitolo quarto, al fine di verificare se essa sia l’applicazione
del metodo sintetico del padre. Chiuderà la tesi
un paragrafo di conclusioni e riflessioni sui risultati ottenuti che
confronterò con le domande qui poste.
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